Periodico online di letteratura contemporanea

venerdì 5 novembre 2010

Una storiella su Gesù

Ovvero: come NON trovare l’illuminazione ed esserne felici

La sapete quella lì di Gesù… eh?…ma no, quell’altra, la storiella di Gesù che entra in una chiesa e rovescia i banchi? No? Va bé, ve la racconto…


Un giorno dei lontani anni sessanta, nel deserto collinare di un meridione abbandonato, dentro una chiesa di un paese di campagna, si sente un gran frastuono. Oggetti che cadono, vetri che si rompono e via dicendo. Il sacrestano corre ansimante nelle stanze del parroco dicendogli: “Padre, Padre, Padreehhe…AH…AHAHH…AAHAAAlfonso, accorrete….presto! ….Di la c’è un pazzo che sta rovesciando tutto quanto per terra! ”. 






Padre Alfonso corre in chiesa e vede un uomo magro e barbuto, piuttosto mal ridotto, con degli stracci addosso e la pelle un po’ olivastra, i capelli scuri, lunghi e pasticciati, che si affanna a rovesciare le panche della chiesa. Ha già gettato terra gli oggetti dell’altare e devastato le statue di ceramica. E questo manda in bestia il parroco.

Che stai facendo, pezzo d'incosciente? Chi sei, che cosa vuoi? Adesso ti faccio vedere io...” e si avventa verso l’uomo per aggredirlo. “No, padre, fermo, ci penso io, corro a chiamare i carabinieri! Voi cercate di intrattenerlo”, dice con voce tremante il sacrestano trattenendo il prete per il braccio.
Intanto l’uomo, imperterrito, continua a darsi da fare.
Padre Alfonso si fa coraggio e decide di avvicinarsi a quell’uomo che, adesso stanco, si è messo a vagare, come se cercasse qualcosa tra le panche a gambe all’aria. E’ irrequieto, e così il prete gli pone la mano sulla spalla per calmarlo.
Chi sei? Perché hai fatto questo...
Si volta, e due occhi neri e profondi finalmente lo guardano, e si rivolgono a lui. Un silenzio interminabile lo lascia quasi senza fiato. Richiama un presagio seppellito.
Sono Gesù Cristo, e sono venuto da te perché so che sei uno tra i preti più sinceri che io conosca. Grande è la tua fede, ma incerto il tuo cammino…”
Da un lato Padre Alfonso si sente lusingato, dall’altro ovviamente non gli crede.
Senti un po’ questo che dice? E così tu saresti nostro signore Gesù Cristo in persona?”
Precisamente. Sono venuto per ripetere ciò che ho già fatto ed è scritto nel Vangelo, perché da allora quasi nulla è cambiato. L’uomo ha continuato a dare la massima importanza alle cose materiali, dimenticandosi di se stesso e del suo compito. E anche perdendo il contatto con il Padre.”
E come vuoi che io ti creda? Se sei veramente Gesù Cristo, dovresti farmi vedere un miracolo, o qualcosa di straordinario. Allora potrei crederti.”
Io sono venuto da te per darti dei suggerimenti e dirti cosa dovresti fare per cambiare te stesso, non sono venuto a fare altri miracoli se non questo. Allora, sei disposto a seguirmi per le vie del mondo, a lasciare la tua vita sicura per un’altra totalmente incerta?”
Certo che no, se prima non sono sicuro di te.”
Ascolta –risponde lo strano Gesù- il fatto è che io non posso più fare quel tipo di miracoli, perché il Padre mio mi ha tolto i miei poteri.”
Ah, si? E come mai?”
Lui dice che non dovevo farmi ammazzare in quel modo, e che avrei dovuto riuscire fino in fondo nella mia impresa. Adesso posso soltanto apparire fisicamente dove voglio e parlare con chi voglio, solo che nessuno mi crede più. Anche se io non mi stanco mai di predicare.”
Cosa predichi?”
Io predico la libertà da ogni fede, dico che l’Uomo si deve ribellare da ogni forma di schiavitù, se vuole trovare Dio. Io sono fisicamente risorto per sempre, e voi che dite di essere cristiani non fato altro che far rivivere la mia morte ogni anno ed ogni giorno. Sapete dipingermi solo sul crocifisso. Basta, non ne posso più, io sono vivo, in carne ed ossa in mezzo a voi!” E mentre dice così parte come un fulmine verso il grande crocifisso sospeso sull’altare, per abbatterlo…
Padre Alfonso si getta su di lui per fermarlo, ma nel frattempo ecco i carabinieri che irrompono in chiesa.
Fermo là, sei in arresto!” E si gettano sul poveruomo, lo immobilizzano lo ammanettano, e nonostante le sue proteste ed i suoi tentativi di divincolarsi, lo prendono di forza, lo caricano sulla camionetta e lo portano via.
Ci vediamo domani per scrivere il verbale di accusa, Don Alfonso.” Così dice il maresciallo, con pesante accento napoletano, prima di uscire dalla chiesa.
Don Alfonso rimane impietrito, sconvolto. Si ritira in sacrestia, ordinando al sacrestano di rimettere tutto a posto.
Ma non finisce qui. Per tutta la notte il povero parroco si volta e si rivolta nel letto, pensando a quegli occhi scuri e penetranti. E se fosse tutto vero? Se non fosse un pazzo ma Gesù in persona, venuto a richiamare i suoi fedeli alla vita vera? Finalmente si addormenta, ma ecco l’uomo che gli appare in sogno, e gli dice: “Alfonso, Alfonso, perché non mi hai riconosciuto? Allora sei proprio uno str...! Io vengo per fare di te un vero pescatore di uomini e tu mi mandi i carabinieri? Non capisci che io non ho il limite della morte? Voi uomini di chiesa avete inventato la storia della nuvoletta che mi ha assunto in cielo, ma io lì non ci sono mai tornato, perché sono risorto per sempre nella carne, e finché mondo esisterà io esisterò con lui.”

Questo è troppo! Alfonso si sveglia di soprassalto, è già mattina, allora con un balzo va a vestirsi e, senza far colazione, corre dai carabinieri.
Bussa alla porta e da cortile si mette a urlare: “Maresciallo, maresciallo, fatemi incontrare quell’uomo!”
Ohé, calmatevi don Alfonso! vi accompagno subito da lui!”, fa il maresciallo tirandosi su la cintura.
E così lo introduce in caserma, e dopo un paio di stanze lo introduce nel corridoio delle celle: “Dopo di voi, don Alfonso”, girando la maniglia. “Non fateci caso alla monnezza, non sono celle, chist’è ‘na chiavica!”
Entra per primo Alfonso senza guardare, ma poi: “Oh mio Dio, e che è sta baraonda?”, urla il prete alzando le mani intesta e afferrandosi i pochi capelli.
Il maresciallo entra anche lui, e resta a bocca aperta: “Maronna ro carmine!” e si schiaffa il palmo della mano sulla fronte, sconfortato.
Vedono la porta di ferro semiaperta, la chiave nella serratura, e il corpo di Cirillo -l’appuntato di guardia- stravaccato a terra. In fondo al corridoio c'è la finestra spalancata, da dove si vedono colline color fieno e si odono le cicale che stridono come ogni giorno d'estate. Precisamente: un odore di aria calda, un senso di vuoto e di abbandono.
E’ morto?”
No, dorme, o forse è svenuto!”, e mentre dice questo il maresciallo guarda per terra: poco distante dal corpo del militare, e dal suo berretto rotolato sotto i piedi di una sedia lercia, c'è un foglio di carta.
Lo prende e lo guarda con gli occhi un po' storti. "Leggete voi, don Alfonso. Che c’é scritto? Io nun ce capisc ‘na mazza!”
Che strana calligrafia... dice così: Mi dispiace, ma io non ho altro tempo da perdere. Devo andare. Dal momento che non mi avete riconosciuto non mi posso soffermare ancora con voi...”.
E subito, al prete torna in mente la scena del sepolcro vuoto di nostro signore. Comincia a tremare dalla paura.
C’è scritto solo questo?” continua il maresciallo alitando un odore di cipolla.
No, continua: Non pensate ad un miracolo, ve l’ ho detto, io non ne posso più fare. Sono stati i miei amici ad aiutarmi, hanno addormentato il carabiniere col cloroformio. Poi hanno tentato di trovare la chiave, ma non ci sono riusciti, e allora hanno dovuto scardinare la porta. Io vado, e continuo per le vie del mondo. Mi servono altre persone disposte a seguirmi veramente, ad ogni costo. Noi andiamo dove c’é bisogno, dove la gente soffre per la propria schiavitù. Un’ultima cosa: dovreste curarvi di più, prendete due granelli di senape al dì, mattino e sera, vi farà bene fino a quando non avrete imparato come si fa a spostare le montagne. Addio per sempre.’ finisce qua questo scritto.”
E che vuol dire, Don Alfonso? Sottovoce: (Io non ci capisco nù caz…’e nient! )”

Don Alfonso si abbatte sconsolato su una sedia, e comincia a singhiozzare; ha capito (o così crede) di aver perso per sempre l’occasione della sua vita. Lo assale il dubbio che quella storia dei poteri e dei miracoli era un trucco per metterlo alla prova... Si convince che l’unica cosa che gli rimane da fare sia quella di ritirarsi in canonica a pregare, e (forse) a fustigarsi.


Questa è una storia che racconta di illuminazioni perfettamente coincidenti: cioè vere, presunte o mancate. 

L’evoluzione dello spirito, la via che conduce verso Dio, non sarebbe di per sé un problema, in qualsiasi credo del mondo conosciuto. Il problema è ciò che una fede, quale che essa sia, produce dentro ogni essere umano. Ancor più grande barriera inesistente, è il vuoto interiore che ha generato la necessità di credere ciecamente in qualcosa che ogni uomo è convinto di non poter mai raggiungere. 



Se fossi vicino ad un Maestro, ad un illuminato, saprei riconoscerlo? E poi, saprei davvero seguirlo, ovunque lui volesse condurmi? La fede non basterebbe, essendo sopraffatta dall’orgoglio e dalla presunzione. Dalla paura.

Quand'anche l'abbiamo trovato, allo stesso modo capita che se il Maestro ha deciso di lasciarci, perché non ha più tempo per noi, vorremmo ingabbiarlo nella nostra stessa prigione, vorremmo che ci raccontasse altre storie, perché quelle che già sappiamo non ci bastano ancora. Preferiamo seguire idealmente un’ombra immateriale, il volo di un fantasma che sta per sparire, piuttosto che una persona in carne ed ossa che fa delle cose che noi non oseremmo. Ad esempio, abbandonare i nostri "credo".

Illuminazione? No, macché, sarebbe troppo triste guardare un paesaggio oltre le sbarre, vedere la luce da dietro i vetri opachi, non osando pensare che la finestra è da sempre stata aperta. Non riusciremmo minimamente ad immaginare che Dio, come ciascuno di noi, non è mai uscito dalla cella buia: quello è proprio l’ultimo posto dove avremmo pensato di cercarlo. 

Crediamo davvero che il Maestro abbia fatto scardinare la porta dai suoi fidi combattenti, invece che aprirla con la sua giusta chiave. Ma il Maestro ha tutte le chiavi...!

Di fronte a così grande sorpresa, noi preferiamo pensare che si sia librato in cielo, spiccando il volo dalla finestra in fondo al corridoio. E invece era nascosto sotto la branda, e se la rideva. Ma nessuno poteva crederci.


Scritto da Cernia nell'aprile 2005
-revisione ottobre 2010

1 commento:

ecatmel ha detto...

Nelle avventure di un Messia riluttante, il Maestro compieva miracoli e la gente lo riconosceva, perlomeno dopo un po', ma siccome ne avevano paura lo facevano fuori tutte le volte... la verità è che quello che predicava, allo stesso modo di ogni Messia, compreso il tuo, è sempre il risveglio interiore... ma quanto è difficile rendersi conto di essere di natura divina!